Difilo di Sinope. Quaestiones selectae (A. Maggio).pdf

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Corso di Dottorato di ricerca
in Scienze dell’antichità
ciclo xxix
Tesi di Ricerca
Difilo di Sinope.
Quaestiones selectae
SSD: L-FIL-LET/02
Coordinatore del Dottorato
ch. prof. Luigi Sperti
Supervisore
ch. prof. Ettore Cingano
Dottorando
Alessandro Maggio
Matricola 956134
Difilo di Sinope.
Quaestiones selectae
1
ψυχῆϲ πε�½�ρατα ἰ�½��½ ο�½�κ ἂ�½ ἐξε�½�ροιο, πᾶϲα�½ ἐπιπορευ�½�με�½οϲ �½�δ�½��½· ο�½�τω βαθ�½��½ λ�½�γο�½ ἔχει
Heracl. 22 B 45 D.-K.
2
Premessa
Difilo fu autore di cento commedie, vinse in tre circostanze negli agoni lenaici e fu considerato
nell’antichità uno dei sei maggiori commediografi, accanto ad Aristofane, Cratino ed Eupoli per
l’archaia, Menandro e Filemone per la
nea.
Rispetto a costoro, però, è di gran lunga il meno
testimoniato, salvato dall’oblio da frammenti (frr. 1-133, dubbi 134-135, spurî 136-137) spesso di
pochissimi versi, sparsi tra circa 60 titoli, di tradizione quasi esclusivamente indiretta medievale.
Eppure, tra i suoi resti emergono momenti comici non di secondo piano, la tirata contro i pescivendoli
πο�½ηροί
(fr. 67), ad esempio, oppure la triviale risposta di una fanciulla a un enigma (fr. 49), così
come inaspettate giungono le ironiche citazioni di Euripide (frr. 60, 74) e il riferimento al linguaggio
pomposo dei tragediografi (fr. 29). Novità assoluta doveva essere poi la trama della
Cαπφώ
in cui, a
scapito di ogni dato storico, Archiloco e Ipponatte venivano presentati come rivali in amore della
poetessa (frr. 70-71). Riconosciamo figure caratteristiche della
μέϲη
e della
�½έα,
il cuoco (frr. 17, 42),
l’adulatore (fr. 23), il mangione (frr. 31, 45), il parassita (frr. 60, 63, 74, 75), l’etera (Ϲυ�½ωρίϲ,
Παλλακίϲ),
il protettore (fr. 87), né mancano riflessioni immortalate da
γ�½ῶμαι
tramandate per lo più
anepigrafe (frr. 4, 44, 88, 92, 94, 102, 103 ecc.). Di Difilo mancano studi complessivi recenti: il lavoro
esegetico più importante è infatti ancora il lungo articolo di Marigo del 1907, abbondantemente
superato, se solo si pensa che all’epoca Menandro era pressoché ignoto.
Un riesame dell’autore pertanto si imponeva. Superiore alle mie forze sarebbe stato un
commento puntuale e non meramente compilativo dei
disiecta membra
difilei e ho dovuto selezionare
delle tematiche. Partendo dalle testimonianze raccolte da Kassel e Austin e con costante attenzione
alle fonti, ho inteso innanzitutto inquadrare cronologicamente il poeta sinopeo, sulla base di elementi
sia esterni che interni alle sue commedie (I.
Difilo e il suo tempo).
Sono stati poi indagati i rivoli della
circolazione e della ricezione tanto in Grecia, dalle revisioni dello stesso autore fino alla scomparsa
dei suoi drammi, quanto a Roma, con le riprese di Plauto e Terenzio, soffermandosi altresì
sull’inserimento nel canone dei poeti della commedia nuova (II.
Tradizione in Grecia e a Roma).
Infine ho inteso indicare le peculiarità metriche e strutturali, che potrebbero indurre a credere che
Difilo possa aver seguito strade differenti rispetto a Menandro (III.
Problemi di metrica);
questo
capitolo, con varie modifiche, è stato già pubblicato con il titolo
Tre testimonianze sulla metrica di
Difilo
in «Incontri di filologia classica» 15, 2015-2016 [2017], 11-67. In conclusione figura una
sezione sulla storia delle edizioni e dei commenti in epoca moderna, in particolar modo concernente
le opere anteriori ai
FCG
di Meineke (IV.
Storia degli studi):
non vi è qui pretesa di originalità, ma
desiderio di dare a ciascuno il suo posto nella ricerca difilea.
Testimonianze e frammenti di Difilo e degli altri poeti comici greci sono citati seguendo
l’edizione
PCG
di Kassel e Austin con l’omissione della sigla K.-A. In alcuni casi sono effettuate
delle aggiunte alle testt. difilee da loro raccolte, indicate tramite una lettera dopo il numero (testt. 8a,
8b, 8c), ovvero come ‘test. nuova’, in altri sono meglio articolate distinzioni all’interno della stessa
test. (testt. 1a-b, 13a-b, 18a-d) o separate due testt. differenti (testt. *19a, *19b). Per le 11 commedie
superstiti di Aristofane si segue l’ed. di Wilson (2007). Per Menandro si adoperano le seguenti edd.:
Asp., Dysc., Peric.
(Sandbach 1990; all’Asp. si aggiunga P.Oxy. LXI 4094 edito da Handley nel
1995),
Col.
(Pernerstorfer 2009, Blanchard 2016),
Epitr.
(Furley 2009; si aggiungano i papp.
pubblicati da Römer 2012, 2012a, 2015 e 2016),
Misum.
(Blanchard 2016),
Sam.
(Sommerstein
2013),
Sic.
(Blanchard 2009), e inoltre
Carched., Dis exap., Georg., Her., Leucad., Perinth., Phasm.,
Theoph.
(Austin 2013, Blanchard 2016 [tranne il
Phasma],
Arnott
Men.
[tranne il
Dis exap.
completo]); per i rimanenti frr. menandrei di tradizione indiretta si rimanda a
PCG
VI.2. Per Plauto
si segue l’ed. di Lindsay (1904-1905), con eventuale parallelo con le commedie finora edite
nell’Editio
Plautina Sarsinatis,
per Terenzio l’ed. di Kauer-Lindsay (1958); per entrambi i
commediografi romani rispetto alle edd. menzionate si normalizza la grafia per la c.d. ‘s caduca’:
e.g.
opu’ fuit
>
opus fuit.
Le altre edizioni critiche di testi classici cui ci si riferisce con frequenza sono
elencate nella sezione
Autori antichi
della bibliografia. Per le raccolte di frammenti alla sigla segue
il volume e il numero di pagina, per cui con
TrGF
I, 56 si intende la p. 56 del primo volume, e con
3
IEG
II, 61-62 le pp. 61-62 del secondo volume; l’indicazione di un fr. è preceduta invece dalla sigla
fr. (SH frr. 314-332) ovvero F (FGrHist 383 F *12), eccetto nei casi in cui testt. e frr. sono pubblicati
senza distinzioni (V B 425 Giannantoni).
Nell’abbreviare i nomi degli autori greci e latini e i titoli delle loro opere ho preferito seguire
un criterio di perspicuità, talvolta differendo dalle liste contenute in
LSJ
e in
OLD.
Per le
abbreviazioni delle riviste mi rifaccio all’Année
Philologique. Bibliographie critique et analytique de
l’Antiquité gréco-latine,
Paris 1927-; le riviste non presenti in questo elenco vengono citate per esteso.
Gli studiosi sono citati seguendo il sistema autore-anno, a meno che l’opera non sia stata composta
in più anni, nel qual caso gli anni sono omessi e il nome seguito da una sigla identificativa del titolo;
qualora di uno stesso autore sia inserita tanto un’opera con indicazione dell’anno quanto una con
indicazione dell’abbreviazione, quest’ultima è posta sistematicamente prima. Indico tra parentesi
quadre l’anno della prima pubblicazione (o comunque di quella su cui si basa la traduzione/revisione)
nel caso in cui si tratti di una traduzione senza aggiornamenti rispetto all’originale ovvero con
aggiornamenti a cura del traduttore (Blanck 2008 [1992], Detienne 1977 [1972], Kassel 2005 [1991],
Kleberg 1975 [1962], Marrou 1971 [1964], Turner 1994 [1978]) oppure l’opera sia stata rivista in
seguito da altri autori (Pickard-Cambridge 1996 [1968], Eckstein 2005 [1871]); diversamente cf.
Fraenkel 1960 e Turner 1975. Nelle citazioni di opere dal Quattrocento all’Ottocento si è normalizzata
la grafia quanto all’uso di maiuscole e minuscole, punteggiatura e accenti. Quando un asterisco
precede il nome dell’autore significa che non mi è stato possibile consultare il volume e lo cito dunque
di seconda mano, come nel caso di *Cooke 1724, *Tristram 1935, *Gustin 1944, *Kurz 1947 (per
quest’ultimo sistematicamente dagli apparati di
CGFP
e
PCG
ai frr. di P.Oxy. XV 1801).
Nell’apparato e nel commento delle testimonianze, se si tratta di versi mantengo la
numerazione originale, se si tratta di prosa, la numerazione è mia. Nella bibliografia preposta alla
trattazione delle singole testimonianze si segnalano solo gli interventi che riguardano nello specifico
Difilo e non solo la fonte. Le traduzioni, a meno che non sia differentemente specificato, sono mie.
Lo
iota
è sempre sottoscritto, tranne nei casi in cui si renda necessario riprodurre fedelmente il testo
di un’iscrizione, di un papiro o di un manoscritto.
Quanto ai papiri, individuo rispettivamente con
recto
la facciata interna, con
verso
la facciata
esterna dei rotoli; nell’indicazione delle dimensioni l’altezza precede la larghezza. Per i codici
papiracei mi avvalgo delle frecce: → se le fibre corrono da un lato all’altro della pagina, ↓ se le fibre
corrono dall’alto in basso (cf. Turner 1994 [1978], 66). I papiri sono citati seguendo la
Checklist of
Editions of Greek, Latin, Demotic and Coptic Papyri, Ostraca and Tablets (Fifth Edition),
ed. J. F.
Oates, R. S. Bagnall, S. J. Clackson, A. A. O’Brien, J. D. Sosin, T. G. Wilfong, and K. A. Worp,
«BASP»
Suppl.
9,
2001
5
;
ed.
online
continuamente
aggiornata
al
sito
http://scriptorium.lib.duke.edu/papyrus/texts/clist.html/,
Last Updated 1 June 2011 (editors: J. D.
Sosin, R. S. Bagnall, J. Cowey, M. Depauw, T. G. Wilfong, and K. A. Worp). Ho tenuto presente i
repertori, disponibili online, di MP
3
(Mertens-Pack
3
) e LDAB (Leuven Database of Ancient Books).
Questo lavoro si è sviluppato nelle biblioteche di varie città, Firenze (Umanistica, BNCF),
Venezia (BAUM, Marciana), Trieste (Universitaria, Statale ‘Stelio Crise’), Udine (Umanistica e della
Formazione), Padova (Interdipartimentale ‘Tito Livio’, Polo ‘Beato Pellegrino’), Vienna
(Universitätsbibliothek, ÖNB): ne ringrazio qui gli addetti.
4
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