GIOVINEZZA E VOCAZIONE
DI
(Conferenza dettata ai giovani da Mons. Alfonso Cannella)
Vorrei fare mia una bella espressione di Giovanni Paolo II:
“Mi sono sentito sempre molto vicino ai giovani. Essi portano in sé possibilità molto grandi. Non si può non amarli”.
E i giovani, si sa, sono autentici, immediati, spregiudicati, ma pieni di entusiasmo e di speranza.
Francesco d’Assisi fu un giovane gaudente nel senso più ampio della parola. La sua vita di giovane gaudente fu caratterizzata:
Tre fatti, tre esperienze sconvolgenti, danno soprattutto una forte sterzata alla sua vita.
1. La prigionia.
Pieno di entusiasmo, con le armi in pugno, partecipa alla battaglia contro i perugini: combatte valorosamente, ma viene fatto prigioniero. Gettato in un lurido carcere con delinquenti e malfattori comuni, costretto a vivere, per un anno intero (1202-1203), fra indicibili sofferenze che lo riducono allo stremo.
2. La malattia.
La debolezza e una malattia lo costringono a tenersi lontano dagli amici, a vivere in solitudine. Il dolore e la sofferenza incidono profondamente nel suo animo.
3. Due visioni.
A Spoleto sogna un castello pieno di armi, ma ode un richiamo celeste che gli dice: devi seguire il Padrone, non il servo.
Ad Assisi, nella chiesa di San Damiano, davanti al Crocifisso, per tre volte: “Francesco, vai e ripara la mia Chiesa, che va in rovina”. Crollava infatti la sua vita, la società, una certa chiesa.
La decisione diventa pubblica nella piazza di Assisi, davanti al Vescovo Guido II, nella primavera del 1206, al cospetto di una folla numerosa, Francesco si spoglia degli abiti, dei beni terreni, di ogni ricchezza, dicendo: “Ora chiamerò Padre mio il Padre dei cieli”. Ormai è chiara la sua vocazione e la sua risposta si articola principalmente in tre punti.
Mc 10,17-22: “Maestro che devo fare per avere la vita eterna? Osserva i comandamenti…vai a vendere..poi vieni e seguimi”.
Tutto questo segnò un cammino nuovo nella vita di Francesco. La sua conversione, il suo profondo cambiamento sono frutto di una lunga ricerca.
La prigionia, la misteriosa malattia, la preghiera lunga e insistente, l’amore al bello e alla natura, cambiano profondamente la sua vita. Non fu un cambiamento improvviso, ma sofferto e travagliato.
Egli, d’ora in poi, assieme a Dio diventa protagonista della sua vita. Questa la sua prima risposta alla chiamata di Dio. Ma attualizziamo questa risposta!
Tu giovane, chiunque tu sia, hai una vocazione, sei chiamato a realizzare te stesso e il progetto di vita. Ai nostri tempi di instabilità e di precarietà, gli ideali che spesso si propongono ai giovani sono: il denaro, il piacere, il potere. E proprio per la mancanza di veri ideali, il mondo giovanile, oggi, entra spesso in crisi e i giovani soprattutto portano i segni di questa sofferenza:
Ø difficoltà nello studio, insoddisfazioni, mancanza di proposte concrete di lavoro (e quindi futuro incerto), con queste reazioni: disinteresse totale (vivacchiare), sogni (spesso proibiti), protesta inutile se fatta di slogans; pericolosa se sfocia nella violenza.
Le cause di questo disorientamento giovanile:
Ø la mancanza di riflessione: il ritmo è tale che c’è poco tempo o niente per rientrare in se stessi;
Ø la mania di primeggiare: farsi ammirare dagli altri, che sono solo un piedistallo…;
Ø la voglia di avere tutto, subito, senza fatica: il minimo sforzo con il massimo guadagno.
Ti chiedo, caro giovane:
Ø avverti in te qualcosa che dia un senso alla tua vita?
Ø Quali aspetti della vita moderna giudichi particolarmente alienanti?
Ø C’è qualcosa che ti ha scosso, ti ha provocato ad una ricerca?
Ø Come ti accosti all’amicizia, alla bellezza, alla gioia, al Cantico delle creature?
A conclusione di questo primo punto, un passo di Isaia (43,4): Dio ti dice: tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e ti amo.
II. LA SCOPERTA DEL VANGELO
Era il 24 febbraio 1208, a S. Maria degli Angeli, ascolta il Vangelo di Mt 10,5-12: “Andate…fra la gente smarrita di Israele. Lungo il cammino annunciate che il regno di Dio è vicino. Guarite i malati, sanate i lebbrosi, scacciate i demoni, non procuratevi oro o argento; entrando in una casa dite: “la pace sia con voi”.
Per Francesco, leggere, capire, vivere il Vangelo divenne per sé e per i suoi la regola di vita, e vivere il Vangelo significò riprodurre nella propria vita Gesù Cristo…fino al punto che, sul monte della Verna, un mattino, mentre pregava, gli apparve il Crocifisso che imprime sulle suo corpo le stigmate. Ora è in tutto come Cristo.
Cari giovani, se oggi nel mondo si vuole costruire sul serio una civiltà nuova, si deve andare al Vangelo e incontrare Gesù. Ma quale Gesù?
Gesù rischia di essere un personaggio di moda, un uomo simpatico, un rivoluzionario, il filantropo, l’hippy…e poi basta!
Ma Gesù non si lascia imprigionare in nessun schema.
Egli è una parsona concreta che a volte ti disturba nella quiete, mentre ti salva nella bufera. E’ un Gesù che grida la verità senza scendere al compromesso, che ti dice di non lasciarti contagiare dall’egoismo. E’ un Gesù che ti dimostra che sulla croce, dando la vita, ti dà prova di Amore: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita, per causa mia, la troverà”.
E allora ti chiedo:
l’hai mai incontrato questo Gesù?
La tua fede è un abito d’occasione o una realtà che incarna la tua esistenza?
In che modo la sua Parola ti provoca, dà luce ai tuoi problemi e a i problemi della vita?
Concludiamo questo secondo punto, con le parole del Papa: “Non abbiate paura, aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”.
Ø Francesco trovò nella Chiesa il respiro interiore che prima si era sentito soffocare;
Ø si pone dentro la Chiesa, e fonda una Comunità e ne chiede l’approvazione al Papa;
Ø obbedisce alla Chiesa e in essa intende portare avanti il carisma della povertà (condanna una Chiesa ricca…);
Ø sostiene e opera per la Chiesa, soprattutto con l’esempio: i lebbrosi, i poveri, i sofferenti, i peccatori…, sono i suoi preferiti.
Il Concilio ha rilanciato una immagine di Chiesa, che è “popolo di Dio”, comunione, che è essenzialmente missionaria, a servizio dell’uomo. Una Chiesa dove ognuno scopre il proprio posto, la propria vocazione.
Ø ti senti Chiesa? A che titolo?
Ø Ti ci trovi dentro, perché altri (genitori) ti hanno “gettato dentro” o perché è una tua scelta personale?
Ø Che tipo di Chiesa vuoi costruire, vedere nel tuo ambiente?
Ø Con i sacerdoti, ma con la tua specifica vocazione, cerchi di portare il tuo contributo personale, con la tua fede, la tua preghiera, il tuo operare?
Concludiamo ricordando un pensiero sulla Chiesa preso dal Catechismo dei Giovani (pag. 216): “Il dono dello Spirito è il principio della vocazione di ciascuno all’interno della Chiesa. Ciascuno è protagonista, non semplice gregario. Ciascuno ha qualcosa di proprio da offrire alla edificazione del Tempio di Dio.
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afranusieki