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Meditazioni di Madre Teresa di Calcutta per ogni giorno dell'anno

Tratto dal sito http://www.acquaviva2000.com/

L'uso di questi pensieri per l'orazione mentale dovrebbe essere preceduto dalla meditazione di:
"S. Francesco di S.: Filotea. Introduzione alla vita devota",
anch'esso scaricabile da totustuus.net
nella sezione "Scritti di santi" dei "Libri scaricabili gratuitamente".


 

GENNAIO

1. E difficile pregare se non conosci come pregare, ma noi dobbiamo aiutarci a pregare. Il primo mezzo da usare è il silenzio. Le anime dedite alla preghiera sono anime dedite a un gran silenzio. Non possiamo metterci immediatamente alla presenza di Dio se non facciamo esperienza di un silenzio interiore ed ester­no. Perciò dovremo porci come proposito particolare il silenzio della mente, degli occhi e della lingua.

2. Il silenzio della lingua ci insegnerà un sacco di co­se: a parlare a Cristo, ad essere gioiosi nei momenti di svago, ad avere molte cose utili da dire. Nei momenti di svago Cristo parla attraverso gli altri e nella medi­tazione ci parla direttamente. Inoltre, il silenzio ci fa molto più simili al Cristo, poiché Egli ebbe un amore speciale per questa virtù.

3. Poi, abbiamo il silenzio degli occhi che sempre ci aiuterà a vedere Dio. I nostri occhi sono come due fi­nestre attraverso le quali Cristo o il mondo penetra nei nostri cuori. Spesso abbiamo bisogno di un grande coraggio per tenerli chiusi. Quanto spesso diciamo:

“ Magari non avessi mai visto quella cosa ”, e tuttavia ci preoccupiamo così poco di vincere il desiderio di ve­dere ogni cosa.

4. Il silenzio della mente e del cuore: la Madonna “ serbava tutte queste cose nel suo cuore ”. Questo si lenzio la portò vicina al Signore, cosicché non ebbe mai a pentirsi di alcuna cosa. Guardate come si com­portò quando San Giuseppe si mostrò turbato. Basta­va una sola sua parola per illuminargli la mente; non volle dire quella parola e il Signore stesso operò il mi­racolo di riscattare la sua innocenza. Potessimo essere altrettanto convinti di questa necessità del silenzio! Penso che, allora, la strada per una stretta unione con Dio diverrebbe chiarissima.

5. Il silenzio ci dona una visione nuova di ogni cosa. Abbiamo bisogno del silenzio per essere in grado di accostarci alle anime. La cosa più importante non èquel che diciamo ma quello che Dio dice a noi e attra­verso noi. Gesù è sempre lì ad aspettarci, in silenzio. In quel silenzio, ci ascolta, parla alle nostre anime, e lì noi udiamo la sua voce.

6. Il silenzio interiore è molto difficile, ma noi dob­biamo fare lo sforzo di pregare. Nel silenzio trovere­mo nuova energia e una unione vera con Dio. La sua forza diverrà la nostra per compiere bene ogni cosa e così avverrà per l'unione dei nostri pensieri con i suoi, per l'unione delle nostre preghiere con le sue preghie­re, per l'unione delle nostre azioni con le sue azioni, della nostra vita con la sua vita. Tutte le nostre parole saranno inutili a meno che provengano dall'intimo di noi stessi. Le parole che non danno la luce di Cristo aumentano in noi il buio.

7. Tutto ciò richiederà molto sacrificio, ma se inten­diamo veramente pregare e vogliamo pregare dobbia­mo essere pronti a farlo ora. Questi sono soltanto i primi passi verso la preghiera', ma se mai ci decidia­mo a fare con determinazione il primo passo, mai ar­riveremo all'ultimo gradino: la presenza di Dio.

8. La preghiera, per essere fruttuosa, deve venire dal cuore e deve essere capace di toccare il cuore di Dio. Guardate come Gesù insegnò ai discepoli a pregare. Chiamate Dio vostro Padre; lodate e glorificate il suo nome. Fate la sua volontà come fanno i Santi in para­diso; chiedete il pane quotidiano, spirituale e terreno; domandate perdono dei vostri peccati e di essere capa­ci di perdonare gli altri e invocate anche la grazia di non cadere in tentazione e la grazia finale di essere li­berati dal male che è in noi e intorno a noi.

9. Gli apostoli chiesero a Gesù che insegnasse loro a pregare, ed Egli insegnò ad essi la bella preghiera del. Padre Nostro. Sono convinta che ogni volta che dicia­mo: Padre Nostro, Dio guarda le sue mani, che ci hanno plasmato... “ Ti ho scolpito nel palmo della mia mano ”... guarda le sue mani e ci vede lì. Quanto sono meravigliosi la tenerezza e l'amore dell'Onnipo­tente Iddio!

10. Dovremmo essere dei professionisti della pre­ghiera. Gli apostoli lo compresero benissimo. Quando videro che avrebbero potuto disperdersi in una molti­tudine di incarichi, decisero di dedicarsi alla preghie­ra continua e al ministero della parola. Dobbiamo pregare per coloro che non pregano.

11. Pregate con semplicità come i bambini, con un desiderio coscienzioso di amare molto e di fare oggetto del proprio amore chi non è amato.

12. Dobbiamo essere consapevoli della nostra unione col Cristo, come Egli era consapevole della propria unione con il Padre. Il nostro lavoro è veramente apo­stolico nella misura in cui gli permettiamo di operare in noi e attraverso noi, con la sua potenza, con la sua ansia di amare.

13. In realtà, esiste soltanto una vera preghiera, sol­tanto una preghiera fondamentale: Cristo stesso. C'è soltanto una voce che si leva sopra la faccia della ter­ra: la voce di Cristo. La Sua voce riunisce e coordina in sé tutte le voci levate in preghiera.

14. La preghiera perfetta non consiste di molte paro­le ma nel fervore del desiderio che innalza i cuori a Gesù. Gesù ci ha scelti per essere anime oranti. Il va­lore delle nostre azioni corrisponde esattamente al va­lore della preghiera che facciamo e le nostre azioni so­no fruttuose solamente se sono l'espressione vera di una preghiera sincera. Dobbiamo fissare il nostro sguardo su Gesù e se operiamo assieme a Gesù fare­mo tutto nella maniera migliore. Siamo angosciati e irrequieti perché cerchiamo di operare da soli, senza Gesù.

15. Spesso le nostre preghiere non producono risulta­to perché non abbiamo fissato la mente e il cuore su Gesù, attraverso cui le nostre preghiere possono salire sino a Dio. Spesso uno sguardo profondamente fervo­roso rivolto al Cristo potrebbe rendere molto più fer­vente la preghiera. “ Io guardo lui ed egli guarda me ”: è la preghiera perfetta.

16. “ Una famiglia che prega insieme, sta insieme ”, dice Fr. Peyton parlando del rosario in famiglia. A maggior ragione si potrebbe applicare a noi tutto que­sto! Vivere assieme, lavorare assieme, pregare assieme costituisce un aiuto nella vita di pietà, una difesa del­la castità e un vantaggio reciproco nell'operare per le anime. Non dovremmo cedere all'abitudine di rinvia­re le nostre preghiere, ma recitarle con la comunità.

17. Ci ha insegnato a imparare da Lui ad essere miti e umili di cuore. Se siamo miti e umili ci ameremo l'un l'altro come Egli ci ama. Ecco perché dovremmo continuamente chiedere di portare di nuovo la pre­ghiera nelle famiglie. La famiglia che prega assieme, sta assieme. E se stiamo assieme ci ameremo l'un al­tro come Dio ci ama ed Egli ci ama teneramente.

18. L'unità è il frutto della preghiera, dell'umiltà, dell'amore. Perciò, se la comunità prega assieme, sta­rà assieme e se voi starete assieme vi amerete l'un l'al­tro come Gesù ama ciascuno di voi. Un cambiamento vero del cuore lo farà diventare davvero un cuore pie­no d'amore. Quest'unico cuore la nostra comunità of­fre a Gesù e alla Madonna, sua madre.

19. Il fallimento o la perdita della vocazione proviene anche dalla trascuratezza nella preghiera. Poiché la preghiera è il cibo della vita spirituale, la negligenza nella preghiera provoca uno stato di fame nella vita spirituale ed è inevitabile anche una perdita della vo­cazione. Chiediamo alla Madonna, nel nostro modo semplice, di insegnarci come pregare, come insegnò a Gesù in tutti gli anni in cui Egli visse con Lei a Na­zaret.

20. Vi sono molti che non sanno, molti che non osano e molti che non vogliono pregare. Nella comunione dei Santi noi agiamo e preghiamo in loro nome.

21. Amore alla preghiera, sentire il bisogno di prega­re spesso durante il giorno e preoccuparsi di pregare. Se volete pregare meglio, dovete pregare di più. La preghiera allarga il cuore fino al punto di essere in grado di contenere il dono di Dio stesso. Cercate e chiedete e il vostro cuore diventerà abbastanza grande da riceverlo e da tenerlo con voi.

22. Vogliamo tanto pregare in modo corretto e poi non ci riusciamo. Allora ci sentiamo scoraggiati e smettiamo di pregare. Dio ammette i fallimenti ma non vuole lo scoraggiamento. Vuole che noi assomi­gliamo più ai bambini, che siamo più umili, più rico­noscenti nella preghiera; non cerchiamo di pregare da soli, poiché tutti apparteniamo al corpo mistico di Cristo, che è sempre orante. Sempre deve esservi pre­ghiera, ma non deve essere del tipo “ io prego ” da so­lo, ma deve essere Gesù in me, è Gesù con me a pre­gare; quindi è il corpo di Cristo che prega.

23. “ Ho tenuto sempre il Signore dinanzi ai miei oc­chi, poiché è sempre alla mia destra, non posso cade­re ”, dice il salmista. Dio è dentro di me, una presenza più intima di quanto io stesso mi renda conto. “ In lui viviamo, ci moviamo e abbiamo la vita.” E lui che do­na a tutti la vita, che dà forza e vita a tutto ciò che esi­ste. Se non ci fosse la sua presenza sostenitrice, tutte le cose cesserebbero d'esistere e ricadrebbero nel nul­la. Riflettete che siete in Dio, circondati e avvolti da Dio, fluttuanti in Lui.

24. Gesù Cristo ci ha detto che dovremmo “ sempre pregare e non perderci d'animo ”, cioè non stancarci di farlo. San Paolo dice: “ Prega senza smettere ”. Dio chiama tutti gli uomini a questa disposizione del cuo­re, ad essere sempre in preghiera.

25. Non basta pregare generosamente, dobbiamo pregare con fervore e devozione. Dobbiamo pregare con perseveranza e con grande amore.

26. La conoscenza che comunichiamo deve essere Gesù crocefisso e come dice Sant'Agostino: “ Prima di consentire alla propria lingua di parlare, l'apostolo dovrebbe elevare la propria anima assetata a Dio e poi porgere quanto ha bevuto, versando negli altri ciò di cui è ormai colmo ”; o come ci dice San Tommaso: “ Coloro che sono chiamati alle opere di una vita atti­va sbaglierebbero a pensare che il loro dovere li di­spensi dalla vita contemplativa. Questo dovere si ag­giunge al resto e non ne sminuisce l'indispensabilità ”.

27. Queste due vite, l'attiva e la contemplativa, inve­ce di escludersi a vicenda, richiedono l'una l'aiuto del­l'altra, si integrano e si completano reciprocamente. L'azione per essere produttiva ha bisogno della con­templazione. Quest'ultima, allorché raggiunge un certo grado d'intensità, diffonde qualcosa della pro­pria sovrabbondanza sulla prima. Mediante la con­templazione l'anima trae direttamente dal cuore di Dio le grazie che la vita attiva deve poi distribuire.

28. Per noi cristiani, la preghiera è un dovere sacrosanto e una sublime missione. Consapevoli dei molti, impellenti bisogni e interessi che reggiamo nelle no­stre mani, saliremo all'altare della preghiera, prende­remo il rosario, ci dedicheremo a tutti gli altri esercizi spirituali con grande desiderio e andremo con fiducia verso il trono di grazia per poter ottenere misericordia e trovare grazia e un aiuto provvidente per noi e per le nostre anime.

29. Le nostre preghiere sono in prevalenza preghiere vocali; dovrebbero essere ardenti di parole provenienti dalla fornace di un cuore pieno d'amore. In queste preghiere parliamo a Dio con grande rispetto e fidu­cia. Pregate a mani giunte, occhi bassi e in alto i cuo­ri, e le vostre preghiere diverranno come un sacrificio puro e santo offerto a Dio. Non tirate per le lunghe o non correte troppo; non elevate la voce o bisbigliate, ma siate devoti; con grande dolcezza, con naturale semplicità, senza alcuna affettazione, offrite la vostra lode a Dio con tutto quanto il cuore e l'anima. Dob­biamo capire il significato delle preghiere che recitia­mo e sentire la dolcezza di ciascuna parola, perché queste preghiere siano di grande vantaggio; dobbiamo meditare a volte su di esse, e spesso, durante il giorno, trovare in esse il nostro riposo.

30. La preghiera che viene dalla mente e dal cuore e che noi recitiamo senza leggerla nei libri è detta pre­ghiera mentale. Non dobbiamo mai dimenticare che siamo vincolati dal nostro stato a tendere verso la per­fezione e a puntare ad essa incessantemente. La con­suetudine della preghiera mentale quotidiana è neces­saria per raggiungere il nostro scopo, poiché essa è il respiro di vita per la nostra anima e la santità è im­possibile senza di essa. Santa Teresa d'Avila dice: “ Colui che trascura la preghiera mentale non ha bi­sogno del diavolo che lo spinga all'inferno; ci andrà per sua volontà ”. E soltanto mediante la preghiera mentale e le letture spirituali che possiamo coltivare il dono della preghiera. La preghiera mentale è grandemente favorita dal candore dell'anima, cioè dalla di­menticanza di sé, dalle mortificazioni del corpo e dei sensi e dai frequenti slanci di desiderio che alimenta­no la nostra preghiera. “ Nella preghiera mentale ”, dice St. John Vianney, “chiudi gli occhi, chiudi le labbra e apri il cuore. ” Nella preghiera vocale noi parliamo con Dio, nella preghiera mentale è Lui che ci parla. E in quel momento che Dio si riversa dentro di noi.

31. I mezzi migliori per ottenere un progresso spiri­tuale sono la preghiera e la lettura spirituale. Tolle et lege (prendi e leggi) fu detto a Sant'Agostino e, dopo aver letto, l'intera sua vita subì un completo cambia­mento. Così accadde anche a Sant'Ignazio, soldato fe­rito, quando lesse le vite dei santi. Quanto spesso noi stessi abbiamo trovato la luce che penetrava nelle no­stre anime durante la lettura spirituale! Tommaso da Kempis scrive: “ Allora prendi in mano un libro come Simeone, quell'uomo giusto, prese tra le sue braccia Gesù bambino; e quando avrai finito, chiudi il libro e rendi grazie per ogni parola che esce dalla bocca di Dio, perché nel campo del Signore hai trovato un te­soro nascosto ”. San Bernardo dice: “ Cerca non tanto di cogliere il significato, quanto di gustare ciò che hai letto. Non lasciamoci morire di fame in mezzo all'ab­bondanza! ”. Vi è infatti poco profitto nella lettura se non leggiamo bene. La lettura spirituale è uno degli esercizi e dei doveri spirituali più preziosi, tanto che nessuno si può permettere di trascurarlo. Quando scegliete un libro, non prendete qualcosa che è al di sopra delle vostre capacità, ma sceglietene sempre uno che sia in grado di darvi il maggiore profitto spiri­tuale.

 

FEBBRAIO

1. La confessione rafforza l'anima perché una con­fessione veramente ben fatta - la confessione di un figlio in peccato che ritorna al padre genera sem­pre umiltà e l'umiltà è forza. Potremmo recarci alla confessione tutte le volte che vogliamo e scegliere chi vogliamo, ma non per questo sentirci incoraggiati a cercare una direzione spirituale da qualsiasi fonte. Il confessionale non è luogo per conversazioni inutili o per il pettegolezzo. L'argomento deve essere i miei peccati, il mio dolore, il perdono: come vincere le ten­tazioni, come praticare la virtù, come aumentare l'a­more di Dio.

2. Al primo posto mettete la confessione e poi chiede­te una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima co­sa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di di­menticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo com­messo, che può avergli recato offesa.

3. Una sola cosa ci è indispensabile: la confessione. Essa non è altro che un atto di umiltà. Lo chiamiamo sacramento della penitenza ma in realtà è un sacra­mento d'amore, un sacramento di perdono. Ecco per­ché la confessione non dovrebbe essere un luogo nel quale parlare per lunghe ore delle nostre difficoltà. E un luogo dove io permetto a Gesù di estirpare da me tutto ciò che divide, che distrugge. Quando c'è un vuoto tra me e Cristo, quando il mio amore è diviso, nulla può venire a colmare quel vuoto. In confessione dovremmo essere molto semplici, come i bambini. « Ecco, sono come un bambino che va dal Padre. » Se un bimbo è ancora senza malizia e non ha ancora im­parato a dire bugie, dirà ogni cosa. Questo intendo quando dico di essere come bambini. La confessione èun atto bellissimo di grande amore. Soltanto nella confessione possiamo andare come peccatori con i propri peccati e uscire come peccatori senza peccato.

4. Occorre soltanto che la sera prima di coricarvi chiediate: « Cosa ho fatto a Gesù, oggi? Cosa ho fatto per Gesù, oggi? Cosa ho fatto con Gesù, oggi?». Vi basta guardare le vostre mani. Questo è il migliore esame di coscienza.

5. E come troverete Gesù? Egli vi ha reso tutto così semplice! « Amatevi l'un l'altro come io vi ho amato. »Se siamo andati fuori strada, abbiamo a disposizione il sacramento stupendo della confessione. Andiamo alla confessione come peccatori pieni di peccato. Ve­niamo via dalla confessione peccatori senza peccato per merito dell'onnipotenza e della misericordia di Dio. Non occorre che ci disperiamo. Non occorre che ci suicidiamo. Non occorre che ci sentiamo scoraggia­32

ti... tutto questo non è necessario se abbiamo compre­so la tenerezza dell'amore di Dio. Voi siete preziosi per lui, vi ama, e vi ama così teneramente che vi ha plasmato col palmo della sua mano. Queste parole di Dio sono nelle Scritture, lo sapete. Ricordatevi che quando il vostro cuore si sente inquieto, quando il vo­stro cuore è nel dolore, quando il vostro cuore sembra spezzarsi... allora ricordatevi di questo: « Io sono pre­zioso per Lui. Mi ama. Mi ha chiamato per nome. Sono suo. Mi ama. Dio mi ama ». E per dimostrarmi il suo amore è morto sulla Croce.

6. Una sera, un signore venne nella nostra casa e mi disse: « C'è una famiglia di indu con Otto figli, che da molto tempo non hanno da mangiare. Fate qualcosa per loro ». Presi un po' di riso e andai subito. Potei constatare sui volti dei bambini una fame tremenda. E tuttavia, quando la madre prese il riso lo divise in due porzioni ed uscì. Allorché fu di ritorno le chiesi:

« Dove siete stata? Cosa avete fatto?». Ella mi diede una sola risposta: « Anche loro avevano fame ». Aveva dei vicini alla porta accanto, una famiglia musulma­na, e lei sapeva che avevano fame. Non portai dell'al­tro riso per quel giorno, perché volevo che essi speri­mentassero la gioia di donare. Non ero sorpresa che lei sentisse il desiderio di donare, ma ero sorpresa che sapesse che erano affamati. Anche noi sappiamo? Ab­biamo il tempo anche solo di sorridere a qualcuno?

7. I poveri sono persone meravigliose. Una sera uscimmo e raccogliemmo quattro persone in istrada. Una di esse era in condizioni terribili. Dissi alle So­relle: «Prendetevi cura delle altre tre, mi occuperò io di questa, che mi sembra nella situazione peggiore ». Così, feci per lei tutto quello di cui il mio amore fu capace. La misi a letto e sul suo viso c era un sorriso così bello! Mi teneva stretta la mano e mi disse una parola soltanto: « Grazie » e mori.

8. Non ho mai dimenticato l'occasione in cui mi capi­tò di visitare una casa dove si trovavano tutti quei vec­chi genitori di figli e figlie che li avevano messi in un istituto e poi li avevano dimenticati. Mi recai in quel luogo e potei vedere come in quella casa avessero di tutto, belle cose, ogni comodità, ma ognuno stava con lo sguardo fisso alla porta. E non ne vidi alcuno con sul volto un sorriso. Allora mi volsi alla Sorella e dis­si: « Come mai? Come mai questa gente, a cui non manca nulla, guarda sempre verso la porta? Perché non sorridono? ».

Ero così abituata a vedere il sorriso sul volto della nostra gente... anche i morenti da noi sanno sorridere. Mi rispose: « Questo capita quasi ogni giorno. Stanno aspettando, sperano che un figlio o una figlia venga a trovarli ». Soffrono perché si sentono dimenticati. Ve­dete... qui ci vuole l'amore. Quel tipo di povertà c'è anche nelle nostre case, e anche quella negligenza d'amore. Forse nella nostra stessa famiglia vi è qual­cuno che si sente solo, che è in stato di sommo disagio, che si sente angosciato, e questi sono momenti difficili per ciascuno. Noi siamo lì, presenti? Ci siamo a rice­verli?

9. I poveri sono persone assolutamente straordinarie e sono in grado di insegnarci molte belle cose. L'altro giorno uno di essi venne a ringraziarci e disse: « Voi siete persone che vi siete votate alla castità e siete per­ciò le più qualificate ad insegnarci la pianificazione familiare, poiché non c e niente più dell'autocontrollo che provenga dall'amore reciproco ». E penso che ab­bia detto qualcosa di molto bello. Queste sono persone che potrebbero anche non aver nulla da mangiare, ma sono persone degne della massima stima.

10. I nostri figli li vogliamo, li amiamo; ma che ne è degli altri milioni di creature? Parecchie persone si preoccupano molto, molto, dei bambini indiani, dei bambini africani, dove un grosso numero muore di malnutrizione, di fame eccetera. Ma milioni d'altri muoiono per decisione delle loro stesse madri. E que­sto, oggi, può essere considerato l'elemento più di­struttore della pace. Poiché se una madre può uccide­re il proprio bambino, chi impedisce domani a me di ucciderti o a te di uccidermi? Non c'è nulla che lo vieti.

11. Fui meravigliata di vedere in Occidente tanti gio­vani e tante ragazze darsi alla droga, e ho cercato di capirne il motivo. Perché ciò avviene? La risposta èstata: « Perché non c'era nessuno in famiglia ad acco­glierli ». Papà e mamma sono troppo occupati, non hanno più tempo. Il ragazzo se ne va per la strada e finisce per essere coinvolto in qualcosa. Parliamo di pace e sono queste cose che spezzano la pace.

12. Una volta stavo camminando per le vie di Londra e mi capitò di vedere un uomo, tutto rannicchiato, sembrava così solo, così abbandonato. Mi chiese di chinarmi, così mi fermai, gli presi la mano, gliela strinsi, gli domandai come stava. La mia mano è sem­pre molto calda ed egli alzò lo sguardo e disse: «Oh, dopo tanto tempo, sento il calore di una mano umana, dopo tanto tempo! ». I suoi occhi brillarono e si levò a sedere. Proprio quel po' di tepore che si sprigionava da una mano umana aveva portato gioia nella sua vi­ta. Dovete fare questo genere di esperienza. Dovete tenere gli occhi ben aperti e provare.

13. In Australia, dove operano le nostre Sorelle, an­diamo nelle case dei poveri e laviamo e facciamo le pulizie e tutto questo genere di lavori. Una volta an­dai nella casa di un uomo solo e gli chiesi: « Mi per­mettete di pulire la vostra casa?». Quegli mi rispose « Sto bene così ». E io replicai: « Starete meglio se mi lascerete farvi le pulizie ». Così mi lasciò ripulire la sua abitazione. Poi scorsi in un angolo della stanza una lampada piena di polvere. Gli domandai: « Non accendete la lampada?». Mi disse: « Per chi? Sono anni che nessuno viene mai a trovarmi... sono anni ». Allora dissi: « Accenderete la lampada, se le Sorelle vi verranno a trovare? ». Egli disse: « Sì ». Allora ripulii la lampada. Le Sorelle cominciarono ad andare a casa sua, nella sua abitazione e la lampada rimase accesa. Mi dimenticai completamente di lui. Dopo due anni ricevetti notizie da lui stesso che diceva: « Dite alla mia amica che la luce che ha acceso nella mia vita sta ancora brillando».

14. Più il lavoro è ripugnante, maggiore dovrebbe es­sere la nostra fede e più gioiosa la nostra devozione. Che noi si senta ripugnanza è natùrale ma quando riusciamo a vincerla per amore di Cristo è lì che pos­siamo raggiungere l'eroismo. Assai spesso nelle vite dei santi è accaduto che il superamento eroico di qualcosa di ripugnante è diventata la chiave per arri­vare a una grande santità. Questo fu il caso di San Francesco d'Assisi, che nell'incontrare un lebbroso, completamente sfigurato, si ritrasse, ma poi facendosi forza, baciò quel volto spaventosamente sfigurato. Il risultato fu che Francesco fu ripieno di una gioia in­dicibile. Era diventato completamente padrone di se stesso ed il lebbroso se ne andò lodando Dio per la sua guarigione.

15. Quando ci occupiamo del malato e del bisognoso noi tocchiamo il corpo sofferente di Cristo e questo tocc...

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