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LA GUERRA DEI SOMMERGIBILI DELL’ASSE NEL
MEDITERRANEO NELL’ESTATE DEL 1943
L’attività dei sommergibili italiani e tedeschi nel Mediterraneo della fine
delle operazioni dell’Asse in Tunisia alla conquista della Sicilia da parte
degli anglo-americani
FRANCESCO MATTESINI
UBOAT su Qwant Games
GIUGNO 2020
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Le operazioni dei sommergibili italiani e tedeschi dopo la perdita della
Tunisia
Fino al 1980, quando uscì il nostro libro
La partecipazione tedesca alla
guerra aeronavale nel Mediterraneo (1940-1945),
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l’Ufficio Storico della Marina
italiana, pur sapendo che non era del tutto vero, aveva attribuito alla scarsità dei
successi dei sommergibili della Regia Marina alla mancanza di un considerevole
traffico dei britannici e dei loro alleati nel “Mare nostrum”. Ma quando a iniziare dal
novembre 1942 i sommergibili italiani, numericamente superiori a quelli tedeschi,
ebbero larghe possibilità d’azione, essi non riuscirono neanche lontanamente ad
uguagliare i successi degli U-boote della 29
a
Flottiglia operante nel Mediterraneo, con
basi operative a La Spezia, a Salamina e a Tolone, e di raddobbo a Pola, perdendo
anzi proporzionalmente di efficacia. Infatti, soltanto in quattro occasioni, tra il 12
novembre 1942 e il 7 febbraio 1943, i sommergibili italiani riuscirono ad arrivare a
bersaglio contro navi britanniche, danneggiando con due siluri l’incrociatore
Argonaut
per opera del
Mocenigo
(tenente di vascello Alberto Longhi), affondando la
nave contraerea
Tynewald
con l’Argo (tenente di vascello Pasquale Gigli), e la
corvetta
Samphire
e il trawler (peschereccio armato)
Tervani
con il
Platino
(tenente
di vascello Vittorio Patrelli Campagnano)..
In poche parole avevano ottenuto dei successi praticamente molto inferiori
rispetto a quelli che avevano conseguito dall’inizio della guerra, quando esisteva
ancora la giustificazione dello scarso traffico del nemico. Quello che sarebbe
successo in seguito, e che narreremo in questo nostro saggio, sarebbe stato ancora
peggiore, poiché tra l’8 febbraio e l’ 8 settembre, quando l’Italia si arrese agli Alleati,
i sommergibili italiani riuscirono a piazzare a segno un solo siluro, mentre le perdite
di unità subacquee furono particolarmente elevate, costituite da quindici
sommergibili, due dei quali, il
Lazzaro Mocenigo
e
H 8,
distrutti in porto a Cagliari e
La Spezia, rispettivamente il 13 maggio e il 5 giugno, in due massicci attacchi di
quadrimotori statunitensi B.17.
Invece, come vedremo, gli U-boote continuarono a conseguire, pur in
aumentate difficoltà e minor numero di battelli da impiegare nelle operazioni, più che
ottimi risultati, proseguiti fino al maggio del 1944, prima che tutti i sommergibili
rimasti venissero affondati in mare dai gruppi navali di ricerca antisom degli anglo-
americani e dall’aviazione strategica degli Alleati nei porti di Tolone e di Salamina.
Dopo la perdita di Pantelleria (10 giugno 1943) e l’incertezza sulle successive
intenzioni nemiche il Comando in Capo della Squadra Sommergibili (Maricosom), al
comando dell’ammiraglio Antonio Legnani, su istruzioni tassative dell’organo
operativo dello Stato Maggiore della Regia Marina (Supermarina), mantenne agguati
preventivi lungo le coste metropolitane e in una zona a sud-ovest della Sardegna,
lontana dalle rotte di traffico degli Alleati lungo le coste dell’Africa Settentrionale
Alberto santoni (per la parte politica) e Francesco Mattesini (per la parte operativa,
statistica e grafica),
La Partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo (1940-
1945),
Edizioni dell’Ateneo, Roma, 1980.
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Francese. Soltanto nel mese di giugno alcuni sommergibili ebbero l’ordine di
effettuare alcune puntate senza esito verso i porti di Bougie e Philippeville ove era
segnalato ingente traffico. I risultati furono desolanti, sia il Brin (Andreotti) che
attaccò un convoglio la sera del 12 giugno, sia l’Argo (tenente di vascello Arcangelo
Giliberti) che attaccò un altro convoglio la sera del 19 giugno, nonostante le
affermazioni di aver affondato due navi e danneggiate altre due non misero a segno
nessun siluro.
Il sommergibile italiano
Benedetto Brin.
Era la conferma evidente che le modalità di addestramento e d’impiego dettate
da Maricosom e da Supermarina erano rimaste del tutto insufficienti, perché
altrimenti non si possono spiegare i mancati risultati conseguiti nei lanci di siluri, tutti
andati a vuoto, se non arrivando a concludere che gli attacchi venivano portati dai
comandanti dei sommergibili con estrema prudenza e da distanze eccessive. Di fronte
a questa realtà l’11 aprile 1943 Maricosom aveva trasmesso a tutti gli organi
riguardanti i sommergibili la circolare “Norme
per i Sommergibili in Missione di
Guerra”,
riguardanti le modalità da seguire in caso di “agguato
normale”,
“agguato
profondo idrofonico (con o senza ascolti R.T Previsti”,
e “agguato
a quota
periscopica”.
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Il cannone OTO da 10 mm e la torretta modificata del sommergibile
Brin.
La parte che mi appare più importante riguardava il compito assegnato ai
comandanti dei sommergibili in presenza di una minaccia aerea, che prescriveva,
quando il sommergibile dall’immersione diurna passava all’emersione, dopo un
contatto idrofonico con qualche unità navale, di adeguarsi alle seguenti norme:
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L’esplorazione con i binocoli dovrà essere accurata e completa in tutti i
settori allo scopo di poter evitare l’offesa degli aerei nemici, Fino a quando non sarà
completata, il sommergibile rimarrà in affioramento per poter effettuare con la
massima rapidità l’immersione a quota profonda. Nel caso che l’esplorazione con il
sommergibile in affioramento non porti all’avvistamento previsto il sommergibile
dovrà emergere totalmente e dirigere alla massima velocità sulla rotta normale di
rilevamento medio ricavato con il precedente ascolto idrofonico e diretta nel senso di
rotazione dei rilevamenti stessi.
Non appena avvenuto l’avvistamento, il Comandante dovrà decidere di
prendere l’immersione se la situazione cinematica gli consente di attaccare,
altrimenti dovrà cercare di sfruttare l’eventuale vantaggio di velocità e posizione per
Archivio Ufficio Storico della Marina Militare (AUSMM),
Supermarina – Maricosom,
b.
16, fascicolo 198.
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portarsi, navigando in superficie su di un Beta più stretto. Sia tenuto ben presente la
necessità di eseguire la manovra senza farsi avvistare. Se invece il sommergibile
dopo circa un’ora di moto con i M.T.
[motori termici]
non avrà fatto alcun
avvistamento, si immergerà riprendendo l’ascoltazione idrofonica per ripetere la
manovra se possibile, altrimenti dirigerà per tornare al punto di agguato o per
rientrare in zona qualora la navigazione in superficie lo avesse portato fuori di essa.
Come si comprende, al comandante del sommergibile non era concessa
l’autonomia di decisione di continuare la ricerca del nemico per il tempo che era
necessario, come invece rientrava nelle norme delle caratteristiche assegnate ai
comandanti dei sommergibili tedeschi. Nonostante queste ed altre direttive tassative
contenute nel dettagliatissimo documento, la situazione non migliorò assolutamente.
A questo punto appare importante il Promemoria n. 23 di Supermarina del 22
aprile 1943 compilato dall’ammiraglio Legnani, Comandante di Maricosom, ed
inviato all’ammiraglio Luigi Sansonetti, Sottocapo di Stato Maggiore della Regia
Marina, dopo un colloquio che aveva avuto con l’ammiraglio Leo Kreisch,
Comandante degli U-boote nel Mediterraneo (FdU), e dall’argomento “Impiego
dei
sommergibili”:
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Da sinistra, gli ammiraglio Luigi Sansonetti e Leo Kreisch.
AUSMM,
Marina Germanica in Italia,
b. 23. * Il contrammiraglio Leo Kreisch aveva per
capo di stato maggiore il capitano di corvetta Schewe, per ufficiale addetto il tenente di vascello
Wallas e per aiutante il sottotenente di vascello Tegtmeyer.
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