Francesco Mattesini - La Fallimentare Strategia Della Fleet in Being DellAammiraglio Domenico Cavagnari.pdf

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LA FALLIMENTARE STRATEGIA DELLA “FLEET IN BEING”
DELL’AMMIRAGLIO DOMENICO CAVAGNARI
(Giugno-Novembre 1940)
Da Punta Stilo a Capo Teulada e fino al termine della “Guerra parallela”
FRANCESCO MATTESINI
Taranto 11 Novembre 1940 – Da
Italian Trends
2019
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La preparazione alla guerra
Fino al 1935 l’orientamento strategico e la preparazione bellica delle Forze
Armate italiane non ipotizzava un eventuale conflitto con la Gran Bretagna. Tale
ipotesi, affrontata a titolo puramente didattico negli studi degli Stati Maggiori e in
quelli dell’Istituto di Guerra Marittima, venne ritenuta politicamente poco probabile e
dal lato militare assurda, troppo grande essendo il peso del potere militare e
soprattutto marittimo dell’Impero britannico.
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Inoltre l’Italia e Inghilterra avevano una lunga tradizione di amicizia; appariva,
quindi, allora poco probabile l’ipotesi che il Governo fascista intendesse portare la
nazione in un’avventura di guerra contro il Regno Unito, trascurando ogni più sensata
considerazione sul rapporto delle forze e delle risorse militari ed economiche.
Peraltro le rivendicazioni italiane nei confronti della Corsica, del Nizzardo,
della Savoia e della Tunisia, facevano ritenere più probabile la possibilità di una
guerra contro la Francia.
Il rapporto tra Italia e Inghilterra, che negli anni venti aveva incontrato periodi
di attrito determinati dalle crisi di Fiume (primi anni ‘20) e di Corfù (1923), cambiò
radicalmente nel 1935-1936 con l’inizio della guerra in Etiopia, a cui seguirono le
sanzioni economiche punitive decretate contro l’Italia dalla Società delle Nazioni, e
con l’intervento del governo fascista in Spagna, in appoggio ai nazionalisti del
generale Franco tra il 1936 e il 1939.
Inoltre, con l’accentuarsi della rinnovata amicizia dell’Italia con la Germania,
determinata in parte dalla gratitudine dell’aiuto ricevuto in campo economico durante
il periodo delle sanzioni economiche, in parte da motivi ideologici e di politica
totalitaria, venne a crearsi l’Asse Roma-Berlino; pertanto, i due governi legarono
ancora più strettamente i loro destini firmando, il 6 novembre 1937, il Patto
Anticomintern per la lotta contro il comunismo.
Da questi avvenimenti fu ricavata la giusta convinzione che una guerra contro
il Regno Unito era divenuta ipotesi altamente probabile; da quel momento gli stati
maggiori delle Forze Armate italiane, la cui preparazione militare presentava gravi
Nella compilazione di questo saggio l’Autore si è valso, oltre che delle sue moltissime e
approfondite pubblicazioni, dell’introduzione e dei documenti delle sue due collane: “Le
direttive
tecnico-operative di Superaereo”,
volume I, tomo 1° (Aprile 1940 – Dicembre 1941), edito dallo
Stato Maggiore Aeronautica Ufficio Storico, Roma, 1992: e della “Corrispondenza
e Direttive
tecnico operative di Supermarina – Scacchiere Mediterraneo”
Volume I, tomo 1° e 2° (maggio
1939 – dicembre 1940), dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 2000. La collana di
Supermarina si è interrotta dopo la consegna del 3° volume (anno 1942), su quattro tomi, per
decisione unilaterale della recente editoria dell’Ufficio Storico. L’Autore ha pertanto sospeso la
compilazione, in fase avanzata, del 4° volume, su quattro tomi (anno 1943). Le direttive erano state
ordinate all’Autore nel 1998 dal Direttore dell’Ufficio Storico della Marina Militare, ammiraglio di
squadra Renato Sicurezza per poter disporre, a similitudine di quanto Francesco Mattesini aveva
realizzato per l’Aeronautica, in modo di avere disponibili, in forma esaustiva, la principale raccolta
di documenti della Marina in guerra, che comprendesse lo scambio di corrispondenza e delle
direttive in comune, compilate con gli altri Stati Maggiori delle Forze Armate italiane e delle Forze
Armate tedesche.
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lacune in tutti i settori, furono sollecitati a studiare e a preparare piani per rafforzare
le guarnigioni nelle colonie, soprattutto in Libia.
Tuttavia, con la firma del “Gentlemen’s
agreement”
fra il Governo di Londra e
quello di Roma, avvenuto il 16 aprile 1938, si era verificata una distensione politica
che sembrava dovesse durare nel tempo.
Ma i successivi avvenimenti, determinati dall’annessione all’Austria
(Anschluss) alla Germania (13 marzo 1938), a cui seguì l’occupazione tedesca della
Cecoslovacchia, pur mitigati dal patto di Monaco (29 settembre 1938),
rappresentarono elementi di gravi complicazioni internazionali che minacciarono
seriamente di sfociare in un conflitto europeo.
Ne conseguì che alla fine del 1938 le Forze Armate del Regno furono
sollecitate dal Capo del Governo Benito Mussolini a prepararsi in vista di una guerra
a fianco della Germania, contro la coalizione franco-britannica, a cui probabilmente
potevano affiancarsi la Grecia e la Turchia, mentre la Spagna, stremata da tre anni di
guerra non ancora conclusa, avrebbe potuto assumere inizialmente uno stato di
benevola neutralità in favore delle potenze dell’Asse, per poi schierarsi apertamente
con Italia e Germania.
Roma, Maggio 1938. Da sinistra Mussolini, von Ribbentrop, Hitler, Ciano, Vittorio Emanuele
III e Hess
Dal momento che la conquista dell’Etiopia e le operazioni in Spagna, a cui
avrebbe seguito nell’aprile del 1939 l’annessione all’Italia dell’Albania, avevano
richiesto alla nazione sacrifici ingenti, finanziari e di mezzi, sarebbe stato necessario,
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per reintegrare l’armamento e le scorte, soprattutto dell’Esercito e dell’Aeronautica,
che più si erano logorate nelle operazioni nella penisola Iberica, colmare le gravi
lacune esistenti nel campo militare, le più consistenti delle quali risiedevano:
nell’artiglieria, quasi tutta da rinnovare; nei mezzi corazzati, praticamente inesistenti;
in aerei, gran parte dei quali di deficienza qualitativa e carenti della specialità di
reparti aerosiluranti e bombardieri in picchiata; in scorte di ogni genere.
In questo stato di fatto, in cui si doveva considerare che alla Marina sarebbero
occorsi alcuni anni per raggiungere il massimo dell’efficienza, determinata
dall’entrata in servizio delle quattro corazzate tipo “Littorio” (Littorio,Vittorio
Veneto, Impero, Roma)
e delle rimodernate
Doria
e
Duilio,
i Capi militari erano
convinti che l’Italia non sarebbe stata pronta ad entrare in un conflitto prima della
fine del 1942. Su tale base fu concretata l’alleanza con la Germania, entrata
ufficialmente in vigore il 22 maggio 1939, con la firma a Berlino del “Patto
d’Acciaio”, tra i ministri degli esteri Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop.
Allo scopo di individuare una linea di condotta militare il più possibile
convergente ai voleri del Duce e del Fuhrer, i Capi militari delle Forze armate
dell’Asse sentirono il bisogno di consultarsi, per discutere della strategia e della linea
di condotta da seguire in un eventuale prossimo conflitto, al quale si pensava, con una
certa preoccupazione, avrebbe potuto partecipare l’Unione Sovietica schierata nella
coalizione franco-britannica.
Benito Mussolini e Vittorio Emanuele III a bordo di una nave della Flotta italiana verso la fine degli anni ’30.
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Fu sulla base di queste esigenze che già ai primi di aprile del 1939 si erano
incontrati ad Innsbruck il generale Alberto Pariani, Capo di Stato Maggiore del Regio
Esercito, e il collega tedesco Wilhelm Keitel, a capo dell’OKW
(
Oberkommando der
Wehrmacht), per discutere i problemi inerenti ai rispettivi eserciti; in tale occasione le
due delegazioni parlarono di argomenti tecnici e addestrativi, ma non operativi
poiché secondo l’opinione delle due parti, non ve n’era bisogno. Inoltre Pariani
dichiarò apertamente che l’Italia, dovendo attuare il programma di rinnovamento del
materiale bellico, non poteva entrare in guerra prima del 1943.
Il 20 e 21 giugno 1939 – precedendo di qualche giorno l’incontro tra i capi
dell’aviazione, generale Giuseppe Valle e maresciallo del Reich Hermann Göring,
che nelle discussioni fu rappresentato dal Sottosegretario della Luftwaffe
Feldmaresciallo Herhard Milch – si recò in Germania una delegazione della Regia
Marina, guidata dal Sottosegretario di Stato e Capo di Stato Maggiore ammiraglio
Domenico Cavagnari. L’incontro con i colleghi tedeschi, che erano guidati dal Capo
della Kriegsmarine, Grande ammiraglio Erich Raider, si svolse nella deliziosa località
di Friedrichshafen, sul lago di Costanza.
Gli ufficiali superiori italiani, a sinistra, e tedeschi, a destra, partecipanti al convegno di Merano, il 13 e 14
febbraio 1941. Il quarto da sinistra e l’ammiraglio Arturo Riccardi, Capo di Stato Maggiore della Regia Marina,
e davanti a lui è il Grande Ammiraglio Raeder, Capo della Kriegsmarine. A destra di Riccardi è l’ammiraglio
Raffaele de Courten, a sinistra gli ammiragli Emilio Brenta e Carlo Giartosio.
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